lunedì 4 aprile 2011

I profughi ospiti di migranti per evitare il rischio tendopoli

La proposta dell'Associazione PIAM



L'idea ricorda il principio che ispira l'omeopatia. In questo caso, si trasformano in ricchezza le risorse che altri invece considerano solo come problema.
Tradotto, quel patrimonio rappresentato da circa il 14% di residenti arrivati in questi anni nell'Astigiano come migranti.
Interpellata su come affrontare l'emergenza immigrati a Lampedusa, l'Associazione PIAM (Progetto Integrazione Accoglienza Migranti) lancia una proposta.
Nasce da una sensibilità maturata in dieci anni di esperienza nell'assistenza di uomini e donne sfruttati e vittime di violenze: ma, soprattutto, contiene un grande insegnamento culturale, oltre ad una non trascurabile utilità pratica.
“Contro le tendopoli, costose e dannose per tutti, proponiamo un modello di accoglienza diffusa con presa in carico territoriale” spiega il presidente Alberto Mossino.
In sostanza, i profughi affidati alle comunità e alle famiglie di migranti già residenti nel territorio.
Il progetto parte da una considerazione che le immagini di questi giorni mettono sotto gli occhi di tutti: “Le tendopoli sono aree attrezzate alla bell'e meglio e non funzionano - la tesi di Mossino - sia come qualità dei servizi sia per la certezza del diritto di chi si trova lì. Senza contare costi economici, tensioni sociali e gli innegabili disagi per la popolazione residente”.
L'associazione prova quindi a mettere a frutto l'esperienza di quanto avviene quotidianamente.
“In condizioni di normalità, le comunità di migranti e i parenti rappresentano sempre una sponda per l'assistenza primaria di chi arriva - aggiunge - esperienza nell'Astigiano vecchia di vent'anni. Coinvolgere chi ha un matrice culturale simile è una risorsa da mettere a sistema”.
Una sorta di affido retribuito dunque.
“Parte di quel che si spende per creare strutture tipo Manduria andrebbe invece a chi, possedendone i requisiti, darà la disponibilità ad ospitare un migrante - le parole del presidente PIAM - potrebbero essere coinvolte, ad esempio, le famiglie che in questo momento hanno difficoltà economiche e rischiano di rimpolpare i casi di emergenza abitativa”.
In sostanza si potrebbe creare benessere evitando situazioni impattanti: “Così chi fa solidarietà viene premiato e nessuno si accorgerebbe della presenza nell'Astigiano di 50-60 nuovi migranti” aggiunge Mossino.
Il tutto sotto la regia della Prefettura e con le associazioni cui verrebbe affidato il coordinamento.
La proposta verrà presentata al Consiglio Territoriale per l'Immigrazione in Prefettura.
“Del resto, a fronte di quello che c'è, quale svantaggio avrebbe?” conclude Mossino.
La Stampa, Cronaca di Asti, 3 aprile 2011

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